L’accoglienza è questa. Vista sulla foresta innevata e vasca termale. Sintesi di eleganza, essenzialità e profondo rispetto verso la natura.
Ci sono volute quasi 48 ore, tre voli, due treni, due viaggi in auto per arrivare in questo lembo di terra. La location dell’hotel mi ricorda un pò atmosfere dal film Inception, chissà perchè. Il personale di un Ryokan è vestito secondo tradizione Giapponese con kimono e sandali. Il Ryokan è tradizione, è una locanda in cui il rispetto per la tradizione é la chiave di volta dell’ospitalità e della connessione con la natura circostante. L’hotel Zaborin é questo: appena entri respiri modernità, tradizione e ospitalità giapponese senza compromessi. Mi godo la suite in cui sono stato ospitato, è meravigliosa, un appartamento di 70 mq ad occhio e croce. Non c’è opulenza ma ricercatezza e ossessione per ogni dettaglio. Armonia e minimalismo. Ogni arredo, ogni volumetria suggerisce una sola cosa: benvenuto nella migliore tradizione Giapponese. Fuori nevica, Hokkaido è a nord, non ci sono per ora ciliegi in fiore, per festeggiare hanami qui occorre aspettare a metà maggio. C’è quiete, silenzio, neve e due splendide vasche termali nella suite. Una da sull’esterno.
Il volo Parigi Osaka è stato pessimo a causa di turbolenze e dormire è impossibile a causa del jetlag. Poco male, c’è del whisky Hibiki nel frigo bar, il quale si abbina perfettamente all’alba imminente e a un bagno nella vasca termale. Se l’incipit di ogni incontro ne traccia la strada, questo incipit lascia intravedere sentieri di bellezza.