La seconda parte del breve viaggio parte da Digione, Capitale della Borgogna, della senape, del pain d’épice e città di due amici gourmet. Nino e Nicole sono di Digione, vennero a Ravarino come clienti in osteria da me qualche anno fa. Ne nasce un’amicizia, uno scambio, su cibo e vino. Loro amano i vini di Valentini e spesso vanno in cantina a comprare “lo sfuso” di Valentini. Le volte che mi vengono a trovare discutiamo di vini naturali, di sans soufre, di haute cuisine e siamo pressochè d’accordo sulla enorme qualità che si trova in Italia. Ci regaliamo delle bottiglie di vino ogni volta, tipo figurine di calcio. Lui è italiano di Salerno, all’età di 11 anni emigra con la sua famiglia in Francia, a Digione. Nicole è di Nizza ed anch’essa emigrata a Digione negli anni ’50. Sono anni del dopoguerra, fame di vita, di duro lavoro e di progetti concreti. Parliamo di cibo e politica, di Macron, delle 35 ore introdotte dai socialisti e del populismo gilet. Nino mi mostra le eccellenze di Digione, la mostarda (meglio quella avec le vin blanc) e le pain d’epice, specialità locale che mi solletica subito le sinapsi per farne un gelato salato abbinato.
A tavola mangiamo meravigliosamente bene, pas mal. Nicole fa una frittata commovente con le loro uova da gallina livornese e come viande, una costata presa in Piemonte di circa 1,6 kg. L’abbiamo cotta nel suo forno di casa e il Marsannay “Les Longeroies” 2015 de son ami Sylvain Pataille ha condiviso splendidamente la scena, assieme alle patate novelle arrosto. Nicole e Nino ci mostrano orgogliosi il loro orto e giardino dove crescono rigogliosi carciofi e cassis.
Il pomeriggio è stato il pomeriggio des rouges, abbiamo partecipato ad una degustazione dei vini del 2017 nella cave di Sylvain Pataille. Una idea chiara sul millésime 2017 dopo avere infilato 14 assaggi in due ore devo dire che me la sono fatta. Alcuni climats della zona è molto probabile che a breve si possano fregiare della promozione a premier cru, con conseguente (sigh) aumento di prezzo. Per ora comunque: Les Longeroies, Clos du Roi, La Mountagne, Clemageot, sono tutti splendidi climats in denominazione Villages in attesa di promozione. Sui banchi di scuola però scalpitano, e anche nel bicchiere mannaggia. Selvatici, ma di grande talento. Da grandi, addomesticati dal tempo, saranno seta e corpo promettente al palato.
Sono commosso dal pinot nero, un pò meno commosso dalla spocchia di Sylvain ma poco importa, è un vigneron di talento.
La sera la notte è immersa in una zona residenziale di Digione, un b&B molto gradevole, una villetta belle epoque a metà strada tra il bohéemien e il curato. Verde, edera dappertutto e un misterioso scambio di battute nel cuore della notte. Ma forse stavo solo sognando.
Al mattino una colazione finalmente buona, glicini sul giardino, e une mimou selvatica e adorable che vuole mangiare le mie fette di jambon et confiture.
E’ mercoledì e si torna a casa, ma non prima di essersi fermati a Beaune, la capitale vera delle Côte d’Or, cioè il costone che abbraccia la Côte de Nuits e la Côte de Beaune. Il viaggio verso Beaune è breve e magnifico. Vigne a tutta vista, il cuore spalancato e così anche la vista, una breve sosta presso il clos della Romanée Conti che è quasi un santuario, tipo la tomba di Jim Morrison a Parigi.
Beaune è molto carina, vivace. Mi fermo presso la bellissima libreria-enoteca Athenaeum, non voglio più uscire. Un vero tempio sacro sul vino, se c’è un gadget, un accessorio, un libro importante sul vino, qui lo trovi di sicuro. Armando Castagno, ma il tuo in inglese quando si decidono a tenerlo ??
ci trovo un vino suggerito da Armando (che possiamo dirlo, è il massimo esperto di Borgogna in Italia) Exogyra Virgula di Goisot, un sauvignon godibilissimo fatto a Saint Bris da agricultura biodinamica. ne faccio incetta. Nel tornare a casa, si passa di nuovo dal Mâconnais, che Nino mi ha suggerito un produttore a Vergisson: Domaine Barraud. Compro le ultime 24 bottiglie di vino compreso un Puoilly Fuissé comme il faut, minerale e godibile, burroso e pronto da bere.
Al rientro verso sera non posso non citare il maestoso saluto del monte bianco al tramonto e al traforo un rincuorante suono in lingua italiana da parte del doganiere: buonasera.