2 settembre 2019
È il quarto giorno che sono in Giappone. Giovedì sera sono stato in Shinjuku una delle zone più densamente affollate sulla faccia della terra. Ho cenato in un locale dove l’anguilla è declinata all’inverosimile. Non lo avrei trovato se non con l’aiuto di un’amica di Tokyo. L’anguilla per le sue proprietà nutrizionali e per i suoi significati simbolici doveva provvedere a fornire le energie perdute a causa del caldo, è ed tutt’ora considero un cibo molto prelibato ed energizzante. Pasto eccellente ed ambiente tutt’altro che turistico. Spiedini di fegato di Anguilla, spine fritte, dashi, frittata ripiena di Anguilla. fagioli gialli grigliati di cui non ricordo il nome. E immancabile ciotola di riso con Anguilla arrostita e glassata. Cena ottima. Dopo cena trovo un minuscolo whisky bar Zoetrope, ben fornito di bottiglie giapponesi. Bevo un Yamazaki mizunara 18anni che mi costa un occhio della testa. Ma li vale tutti.
Ma da ieri notte sono a Hiroshima. Faccio colazione ed ho davanti a me riso e natto, fagioli fermentati dall’odore un po acre ma dal gusto delizioso.
La marmellata di fagioli rossi è un po troppo dolce per il mio palato ma è da assaggiare.
Se Tokyo mi è sembrato un enorme macchina organizzata misteriosa e complessa Hiroshima ti accoglie in modo diverso. Vedi la gente più rilassata e sorridente. Ho assaggiato il piatto della città Okonomiyaki. Una via di mezzo tra crêpe e frittata farcita con il bendidio. Ho goduto cerebralmente già solo a dovere cercare il mio cibo. Ho capito che molti dei posti più autentici del posto sono nascosti dentro palazzi o addirittura sono minuscoli locali ubicati dentro appartamenti. Entro in un palazzo che – Black Rain di Ridley Scott levati proprio- ma devo entrare, l’odore che ne emana è irresistibile. E poi tutte le indicazioni degli amici indicano questa ubicazione. E allora andiamoci. C’è il primo banco di onokomiyaki che mi attrae irresistibilmente i gestori sono pieni di comande e un solo posto libero al banco. È il mio. Lo voglio.
Lo scoglio linguistico per potermi sedere c’è, ma non demordo. Indico alla vecchia al banco che sono da solo, lei, scostante, mi risponde incrociando le dita. Suppongo che mi abbia detto che me ne devo andare. Attendo in posizione meditativa che qualcosa accada. Dopo qualche minuto Il marito impietosito dall’unico straniero in mezzo ai locali mi indirizza al 3 o 4 piano. Hai! Arigatou !
Al 3 piano trovo un banco che mi piace, affollato a metà, ma gli avventori turnano con scioltezza. Alla consolle c’è una coppia. Decisamente più affabili e forse meno stressati degli altri due. Lei stanca guarda saltuariamente una soap opera giapponese alla TV. Ragazzi fumano allegramente mentre mangiano, poche pippe, ho la sensazione di essere in un posto semiclandestino ma nessuno mina alla sicurezza di nessuno. Ordino il mio benedetto okonomiyaki. E biru. Che è la loro birra ghiacciata. Anche il bicchiere è prelevato dal freezer. Godimento.
Domani assaggerò un’altra specialità locale, ostriche grigliate. Visiterò il memorial dedicato al disastro della bomba atomica e avrò il privilegio di potere partecipare ad usa sessione meditativa. Hiroshima è anche un centro spirituale interessante dove la spiritualità, più che le confessioni, ha trovato un habitat naturale.
Il fumo degli astanti, la donna che guarda la soap opera, la birra ghiacciata e il mio delizioso okonomiyaki si fondono in una fotografia mentale che ricorderò a lungo.