Fabrizio Bandiera, un caro amico e importante sommelier di Bologna lunedì 2 luglio era presente alla serata. Questo il suo commento postato su facebook, mi fa piacere condividerlo con tutti voi
“Non avrei mai pensato che assistere dal vivo alla preparazione di un piatto potesse essere così coinvolgente.
Sono partito con la voglia di tornare al Grano di Pepe, rivedere Rino, sentire di nuovo la sua cucina e passare una serata tranquilla, senza tanti piatti, senza troppi vini e invece, in molti momenti è stato davvero emozionante.
Sentire descrivere le origini, il perché si mettono o no certi ingredienti, quali possono essere le varianti, ma soprattutto vedere nascere davanti ai miei occhi i sapori che di lì a qualche minuto avrai gustato… è il grande fascino della creazione!
L’osteria si è rinnovata da tempo, uno spazio intimo dalle linee definite e colori riposanti, il contesto prevedeva la scelta del posto in totale libertà, unendo quindi al piacere della cena la possibilità di conoscere nuove persone.
Sui piatti non vorrei raccontare tanto, li ho voluti godere, sono stati tutti una sorpresa, per nuovi sapori e splendide consistenze che solo una cucina al eseguite al momento può regalare.
Per prime le ? Panelle, piatto principe della cucina di strada Palermitana. L’unico punto di contatto con l’Emilia è la frittura, ma come dice Rino, qui in zona dei legumi non sappiamo proprio nulla. Buonissime, complete, non sentivo la mancanza di aggiungere altro, letteralmente divorate, non ne è rimasta nemmeno la foto.
Dalla ? Pasta con le Sarde mi attendevo ignorantemente sapori forti e intensità salata, invece ho trovato un piatto di grande equilibrio, ricco ma bilanciato, con la dolcezza fruttata dell’uvetta, il croccante dei pinoli, la tostatura del pane, la sensazione aromatica del finocchietto e infine l’aroma dello zafferano, che il calore ha fatto letteralmente sbocciare.
Magnifica la texture degli spaghetti trafilati a mano, in simbiosi al ricordo carnoso e marino dei tanti momenti di gioia in cui, portando la forchetta alle labbra, si incontrava un pezzetto di pesce.
E poi è arrivato il ? Cannolo Siciliano… cancellando in una sola sera tutti quelli assaggiati in mezzo secolo di vita. Preparato al momento seguendo alla lettera la tradizione, arrotolandolo la pasta attorno ad una sezione di canna di fiume, da cui il nome del dolce.
Pasta fragrante dallo spessore di una pergamena, ricotta di mucca dal Caseificio Rosola, semplicemente la più buona del mondo, perché “in Sicilia non è che ci siano poi tutte ste pecore”. Nessun candito, a Rino “non piace mischiare i sapori”, giusto un filo di limone caramellato adagiato sopra, due praline di cioccolato e alla base succo di anguria, per completare il capolavoro con un soffio di freschezza.
Un pranzo senza vino dovrebbe chiamarsi colazione, quindi una bottiglia non poteva mancare… ho scelto il ? Cloé di Battista Belvisi, calice che ha il colore, l’abbraccio caldo e l’anima di un tramonto sull’isola di Pantelleria, il profondo respiro del Mediterraneo e tanti piccoli sapori sono emersi senza fretta, con tutta la calma che le cose belle sempre pretendono.
Non poteva esserci abbinamento diverso in questa serata fantastica e quindi anch’essa, giustamente, senza tempo… grazie davvero Rino ?, trasmettilo anche ai tuoi ragazzi.”
da parte mia vi aspetto questo lunedi per la serata sul pomodoro <3